Novità

Mar 11 2008

Anticipazioni - Maurizio Vittoria: le grammatiche formali, sostegno all’accessibilità e alla qualità del web.

Un salto di qualità che la Legge 9 gennaio 2004, n. 4 conduce a fare per tutti i siti Web interessati dalla Legge stessa è la necessaria conoscenza delle relative grammatiche formali, cioè di quelli che comunemente chiamiamo “standard”.
Il primo dei Requisiti Tecnici richiesti dalla Legge recita:

“Realizzare le pagine e gli oggetti al loro interno utilizzando tecnologie definite da grammatiche formali pubblicate nelle versioni più recenti disponibili quando sono supportate dai programmi utente. Utilizzare elementi ed attributi in modo conforme alle specifiche, rispettandone l’aspetto semantico. …”

Difficilmente infatti, non seguendo gli standard, si potrà realizzare un sito accessibile e di qualità.

Ma cos’è uno standard? Un protocollo standard può essere definito come un insieme di regole fisse che determinano il da farsi e i relativi risultati in un determinato caso o in certi determinati processi.

In tutte le attività si sente l’importanza di avere degli standard, delle regole precise. Quando cerchiamo l’autore “Umberto Eco” in una bibliografia o in un catalogo, cerchiamo sotto la voce “Eco” anziché sotto la voce “Umberto”. Questo perché conosciamo lo standard che ha fissato la ricerca tramite il cognome, anziché tramite il nome. Anche se ormai ci sembra banale, questo standard comporta tutta una serie di vantaggi intrinseci che abbiamo comunque dimenticato, ma di cui abbiamo acquisito l’applicazione.

Uno standard, per essere tale, deve poter operare nello spazio e nel tempo. Un attuale spartito musicale, un pentagramma, può essere interpretato da qualsiasi musicista sparso in tutto il pianeta. Può essere suonato con strumenti moderni, oppure con strumenti antichi. Un pentagramma del 1700 può, viceversa, essere egualmente interpretato con strumenti moderni. Si parla perciò di compatibilità e durata a lungo termine dei documenti. È uno standard.

Gli standard del Web sono delle tecnologie aperte (XML, (X)HTML, CSS, ecc.), ideate e sviluppate dai membri del World Wide Web Consortium (W3C) per costruire e interpretare i contenuti del Web stesso. Non sono degli standad “de jure”, come le norme “UNI”, “ISO”, ecc., ma per la loro validità sono riconosciuti a livello internazionale come standard “de facto”. Essi sono indipendenti da: hardware, software, lingua, posizione geografica, abilità fisica o mentale dell’utente.

Accessibilità: l’obiettivo primario dell’esistenza degli standard del web è arrivare ad un accesso universale; essi perciò integrano già al loro interno degli elementi di accessibilità. Sono compatibili e adattabili alle varie tecnologie esistenti; nella interpretazione dei documenti sono dunque agevolate anche le tecnologie non visuali (screen readers, browser testuali, ecc).

E non a caso il legislatore ha posto, come prima condizione sine qua non per essere conformi alla Legge, la loro l’utilizzazione: è stata ribadita l’importanza delle grammatiche formali come veicolo di accessibilità.

La maggioranza degli standard del Web sono inoltre stati concepiti in modo da coniugare la retrocompatibilità con l’apertura ai futuri sviluppi della tecnologia. E stata posta cioè una particolare attenzione alla longevità dei documenti. Gli stessi documenti che, grazie all’uso degli standard specifici, diventano più “leggeri” e più facili da mantenere. Quegli stessi documenti che, essendo strutturati in modo logico, diventano semanticamente più facili da indicizzare da parte dei motori di ricerca e potranno perciò avere una maggiore visibilità ed essere trovati dall’utenza con maggior rapidità.

Usare gli standard del è dunque molto importante: grazie al loro impiego potremo ottenere dei documenti web con un alto livello di qualità.

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Mar 11 2008

Anticipazioni - Roberto Polillo: Web prototyping: una road-map per lo sviluppo di siti di qualità

Questo seminario è rivolto a tutti coloro che realizzano siti Web e che desiderano organizzare le attività di progettazione e sviluppo in un processo semplice, razionale e controllato, per ottenere risultati di qualità minimizzando il rischio di rifacimenti.
Esso riassume l’impostazione descritta nel recente libro di R.Polillo “Plasmare il web – Road map per siti di qualità”, e colloca le varie attività lungo un percorso ben strutturato che, partendo dalla raccolta dei requisiti del sito, porti fino alla sua pubblicazione in rete. Questa “road map” è scandita da alcune tappe fondamentali - la realizzazione di prototipi intermedi del sito - che permettono di effettuare test con gli utenti fin dalle prime fasi del progetto e, se necessario, di correggere il tiro. È indipendente dalle tecnologie usate e può essere seguita negli ambienti più disparati.

Questa road map è stata pensata facendo principalmente riferimento a progetti Web di media complessità, nei quali siano presenti, in proporzioni significative, problematiche di architettura dell’informazione, comunicazione, interattività, gestione dei contenuti. Essa ha tre caratteristiche distintive:

  • si basa su un modello di qualità specifico per i siti Web;
  • adotta un modello di sviluppo per prototipi successivi, anch’esso specifico per il Web;
  • pone molta enfasi sui requisiti, semplificando al massimo la documentazione successiva.

Modello si qualità specifico per i siti web.

Basare l’impostazione di un progetto su un modello di qualità specifico offre grandi vantaggi, perché in tal modo disponiamo di una “check-list” di tutti gli aspetti rilevanti, da utilizzare sia nella fase di definizione dei requisiti, sia durante le attività di verifica e convalida condotte durante il progetto.
Il modello di qualità utilizzato è quello descritto in un libro precedente (R.Polillo, Il check-up dei siti web) . Si tratta di un modello semplice e ampiamente sperimentato, che identifica 7 macrocaratteristiche di qualità per i siti Web (architettura dell’informazione, comunicazione, funzionalità, contenuto, gestione, accessibilità, usabilità) e 23 sottocaratteristiche. Esso permette di tenere bene sotto controllo la qualità complessiva di un sito, dal punto di vista del suo utente. Inoltre, è basato a sua volta sullo stesso modello di sviluppo adottato nella road map.

Sviluppo per prototipi

La seconda caratteristica distintiva della road map - l’approccio allo sviluppo per prototipi successivi - non è certamente una novità: ogni testo d’ingegneria di software tratta ampiamente di questi metodi. Tuttavia, non basta affermare la bontà di questo approccio in astratto. Occorre pianificare lo sviluppo dei diversi prototipi in modo razionale, tenendo conto della specifica natura del progetto (un sito Web), per evitare che i tempi e i costi del progetto sfuggano di mano. Ogni prototipo deve avere una sua ragione d’essere ben precisa e deve essere sottoposto a test con finalità specifiche. Deve contribuire a far convergere più rapidamente il processo, riducendo - e non aumentando - il rischio di ricicli non previsti. Questo è lo scopo principale della road map. Essa prevede, dopo la stesura dei requisiti del sito, quattro fasi di progetto con finalità molto diverse: Web design, visual design, sviluppo del sito, redazione dei contenuti. Ciascuna fase produce un nuovo prototipo, sul quale vengono condotte attività di verifica e di convalida di natura diversa. Segue l’accettazione del sito finale e la sua pubblicazione in rete. Se tutto procede bene, ogni prototipo consolida quanto prodotto precedentemente e permette di procedere alla fase successiva.

Enfasi sulla stesura dei requisiti.

La terza caratteristica della road map è l’enfasi posta sulla stesura dei requisiti, e la riduzione al minimo indispensabile della restante documentazione di progetto. L’idea è che, come si dice, una buona partenza è metà del viaggio. Contrariamente alla prassi corrente, nella quale molto spesso ci si accontenta di partire con semplici brief di progetto informali, si propone di produrre un documento di requisiti iniziale piuttosto dettagliato, la cui struttura è basata sul modello di qualità di cui si è detto. Oltre ai requisiti, si richiede uno snello piano di qualità: essenzialmente, un piano di progetto corredato dalle indicazioni essenziali sulle modalità di conduzione del progetto.

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Feb 26 2008

Anticipazioni - Lucia Ferlino: a proposito di accessibilità del software didattico

Il seguente è uno stralcio da un articolo pubblicato sulla rivista TD-Tecnologie Didattiche, n. 39 3/2006, pp.43-49.

Quello dell’accessibilità degli strumenti informatici è un problema concreto che può ridurre drasticamente le possibilità di apprendimento di alcune categorie di studenti; esso si riflette nella pratica didattica anche nella misura in cui ai docenti è oggi richiesto di esserne a conoscenza e di tenerne conto nella scelta del software da utilizzare in classe. E’ necessario, dunque, che anche all’interno del corpo insegnante si formi una diffusa “cultura dell’accessibilità” che consenta di valorizzare appieno il potenziale didattico degli strumenti informatici rispetto alle necessità formative degli studenti diversamente abili.

Se dunque, da un lato, quello dell’accessibilità è un tema di grande attualità per i docenti che sono istituzionalmente chiamati a scelte operative adeguate, d’altro canto è un tema “caldo” anche per gli sviluppatori di software, che hanno l’obbligo formale di attenersi ad alcune fondamentali regole per garantire l’accessibilità dei loro prodotti.

Mentre nel mondo delle tecnologie per la produzione di pagine Web esistono linee guida ormai consolidate e già largamente utilizzate1, il mondo del software, invece, in particolare quello del software didattico sembra muovere soltanto adesso i primi passi nella direzione del “Design for All”2.

Una indagine a campionamento svolta tra i più di quattromila software didattici schedati in presenti in Essediquadro3 ha permesso di rilevare che pochissimi sono i prodotti software utilizzabili a scopo educativo che rispondono completamente ai principali criteri di accessibilità.

Alcuni gruppi di lavoro si stanno orientando in questo senso con ottimi risultati4; in complesso, tuttavia, il numero dei software didattici realmente “accessibili” è ancora molto scarso: il lavoro da fare è ancora molto5, ma la direzione è ormai tracciata.

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  1. Marincu C., McMullin B. (2004), A comparative assessment of web accessibility and technical standards conformance in four EU States, First Monday, vol. 9, n. 7, http://www.firstmonday.org/issues/issue9_7/marincu/ [indietro]
  2. Bühler C., Stephanidis C. (2004), European co-operation activities promoting Design for All in Information Society Technologies, in Proceedings of the 9th international conference on computers helping people with special needs (ICCHP 2004), Paris, France, Springer, Berlin Heidelberg New York, pp. 80–87. [indietro]
  3. Essediquadro è il servizio di documentazione sul software didattico dell’ITD CNR [indietro]
  4. E’ il caso, ad esempio, del gruppo Qualisoft [indietro]
  5. Council of Europe (2003), Resolution 5165/03 e-Accessibility: improving the access of people with disabilities to the knowledge based society, OJ, 14 January 2003. [indietro]

Feb 26 2008

Anticipazioni - Gabriele Romanato: seminari sui CSS

Tag:Tag , , , , Romanato @ 11:41

Ho accolto con immensa gioia l’invito a partecipare a questi seminari. La motivazione principale che mi ha spinto ad accettare l’invito è la possibilità di offrire un contributo concreto su un argomento che mi sta molto a cuore.

Anche se non sono un esperto nel settore dell’accessibilità, ho incominciato ad occuparmi dell’argomento verso la fine del 2005, quando ho scoperto il sito di Michele Diodati, con cui ho cominciato a collaborare nella traduzione di risorse sui CSS. Di li a poco è nato il primo abbozzo del mio progetto sui fogli di stile, che potete trovare all’ormai vetusto indirizzo http://gabrieleromanato.altervista.org/css/. Il sito vero e proprio, CSS Zibaldone, nasce nell’estate del 2006, precisamente l’8 agosto di quell’anno. Il sito è quindi molto giovane, con tutti i limiti del caso.

Ma veniamo agli argomenti principali dei miei due seminari. Idealmente, essi sono divisi in due grandi idee di fondo: struttura e realtà. Struttura e realtà ripropongono il dissidio esistente tra essere ed apparire, un dissidio che si è fatto assai stridente con l’evolversi del Web. Se all’inizio il Web era basato unicamente sulla struttura, in quanto gli stili per la presentazione non erano presenti, con l’andare del tempo e con le richieste degli autori si è assistito dapprima ad una confusione tra struttura e presentazione (marcatura presentazionale) e quindi alla divisione tra queste due categorie con l’avvento dei fogli di stile nel 1996 (anche se si dovette attendere alcuni anni prima di avere una buona implementazione nei browser).

Tuttavia, come ricorda Håkon Wium Lie (uno dei padri dei CSS) nella sua tesi di laurea sui fogli di stile, affinché questa separazione abbia luogo, è necessario che i documenti siano strutturati in modo logico e semantico. Un documento strutturato con criterio ha già compiuto un grande passo in avanti nel cammino che lo porterà ad essere un documento accessibile.

Questo sarà l’argomento del primo seminario, Conversione e formattazione di un documento in XHTML e CSS, in cui vedremo come sia possibile trasformare un documento con dei grandi limiti a livello di accessibilità in un documento fruibile dagli utenti. Questo seminario ci darà l’occasione di parlare degli argomenti di base dei fogli di stile, che saranno poi affrontati nel secondo seminario.

Il secondo seminario, Layout con i CSS: dalla struttura alla realtà, tratterà della realtà dei layout con i fogli di stile. Se nel primo seminario ci eravamo occupati della struttura (e quindi dell’essere), in questo seminario parleremo della realtà delle presentazione, ossia dell’apparire. Vedremo come realizzare dei layout avanzati, delle clonazioni e degli esperimenti con i fogli di stile, sottolineando al contempo il ruolo delle struttura e della semantica nella realizzazione di questi progetti. Alcuni progetti trarranno spunto dai miei test sui CSS, mentre altri saranno creati ex novo per l’occasione. Tratteremo anche della compatibilità con Internet Explorer, affrontando, dove necessario, la proprietà hasLayout.

Infine, alla domanda sul perché bisogna occuparsi di accessibilità, rispondo “perché è giusto farlo”. Questa sarà la filosofia di base che animerà il mio intervento. Spero di riuscire a trasmettere questo messaggio che, al di là dei dati meramente tecnici, rimane di assoluta importanza.

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Feb 26 2008

Anticipazioni sui seminari didattici

Tag:Bertoni @ 11:24

Grazie alla collaborazione dei nostri docenti, siamo felici di potervi anticipare il contenuto di alcuni dei seminari didattici.

Con questa serie di articoli ogni docente introdurrà l’argomento del suo seminario. Speriamo in questo modo di stimolare la vostra curiosità, oltre a darvi una visione più completa dell’offerta didattica del Web Senza Barriere.

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