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Giu 03 2008

Approfondimenti - Roberto Ellero: Accessibilità e qualità dei video sul Web

Durante il seminario il pubblico era numeroso e attentissimo. Nei 100 minuti di tempo ho alternato le questioni squisitamente tecniche, relative al contenitore-macchina audiovisiva, con le riflessioni sui contenuti audiovisivi, con l’obiettivo di dimostrare che l’accessibilità dei video su Web non prosciuga il messaggio: non costringe cioè a togliere e a semplificare, non è una disciplina che impedisca di fare quello che si vuole. Richiede più lavoro, ma questo lavoro alla fine produce un contenuto che è più ricco di comunicazione per tutti.

L’importanza della traduzione dei codici, dal visivo al verbale e viceversa, risiede nel fatto che un messaggio può essere trasmesso in molti modi diversi: il segreto della comunicazione senza barriere sta proprio nella capacità di tradurre quello che si ha in testa in forma visuale o testuale, con la musica o in altro modo.

Ma fino a quando non si dominano i linguaggi, si pensa che il linguaggio che si usa sia l’unico giusto da utilizzare. E’ una questione culturale.

Tutti questi aspetti (audio, video, testo, immagini) ci si deve abituare a tradurli costantemente uno con l’altro. E’ una ginnastica mentale che aiuta ad approfondire qualsiasi messaggio si intenda trasmettere. Il risultato è che si migliora la propria capacità di comunicare.

Continuare a pubblicare video non accessibili significa non solo discriminare (cosa importante per diversi aspetti), ma anche rinunciare ad approfondire gli aspetti linguistici dei video. E questo è un danno culturale su cui è bene riflettere.

Indico alcune risorse disponibili per rivivere l’esperienza del seminario e approfondire la conoscenza dell’accessibilità dei video sul Web:

Riporto alcuni passi dalla trascrizione del mio intervento, per una scorsa veloce dei temi trattati.

Rinforzo dei codici

Ogni mondo generato da un testo, che può essere un testo fatto di parole oppure di immagini o di suoni, può essere convertito o tradotto da un canale all’altro. Ed è questa traduzione da un canale all’altro, quindi fare vedere con l’udito e far sentire con la vista, è questo lavoro che si fa con l’accessibilità dei video che consente di abituarsi a passare da un codice all’altro e quindi di conoscere le caratteristiche principali di ogni linguaggio. In questo modo, con l’accessibilità, si approfondisce anche la sensibilità per i contenuti e il linguaggio audiovisivi, e si migliora la propria capacità di progettare un audiovisivo.

“Radianza Web-centrifuga”

Intendere il Web nel suo carattere “radiante” significa intenderlo come strumento capace di recepire contenuti provenienti dai media audiovisivi tradizionali e di irradiarli in forma diversa, in modo da attirare l’attenzione del fruitore Web e di spingerlo a voler fare esperienza di quell’audiovisivo nel medium originale. Questo è il grande valore didattico del Web, che secondo me dovrebbe essere sviluppato: cercare di rendere sinteticamente il contenuto di un messaggio audiovisivo, ad esempio di tipo televisivo, di adattarlo al Web per catturare l’attenzione dell’utente e di invogliarlo a ricorrere alla sede originaria della comunicazione audiovisiva per conoscere interamente il testo.

L’accessibilità dei video migliora la capacità di comunicare

Domanda: Questo sito per i sordomuti non è quindi accessibile? Non è accessibile per noi…
Roberto Ellero: E’ accessibile per la comunità dei sordi, l’ho fatto vedere per far capire che la comunità dei sordi ha una propria cultura, e farò poi vedere dei video che hanno l’idea di mettere in dialogo la comunità degli udenti con la comunità dei sordi. La comunità dei sordi ha una propria cultura e una grande forza, si può dire che sia una minoranza linguistica. Non possiamo pertanto ragionare in termini assistenzialistici fornendo un servizio in LIS. La LIS è la loro lingua, si deve cercare piuttosto di mettere in dialogo la cultura degli udenti con la cultura dei sordi. Ho provato con dei video, di cui poi vedremo degli estratti, a mettere in parallelo - grazie a Smilery player con il doppio flusso video - l’esperienza di trasmissione del messaggio in forma visiva e attraverso il canale della parola parlata. Da qui si comprende bene l’importanza della traduzione dei codici.

L’accessibilità dei video arricchisce i contenuti ed è un vantaggio per tutti

Vi faccio vedere un esempio, uno spettacolo teatrale che ho adattato al Web, e che contiene una audiodescrizione per le persone non vedenti, progettata in termini drammaturgici. E’ uno spettacolo ideato e diretto da Marco Pernich, di Studio ‘900 di Milano, uno spettacolo con sole attrici che interpretano vari aspetti dell’anima femminile attraverso le dee dell’antichità greca (”Il Grande Nudo Rosso”). Lo spettacolo dal vivo ha una durata di un’ora circa. Ho effettuato una riduzione a una ventina di minuti, aggiungendo però alcune scene tra un episodio e l’altro con una narratrice che spiega i singoli episodi in modo da renderli comprensibili anche da chi non vede. Ritengo che con questa integrazione con parti anche visive, come si vede nella schermata, il video risulti arricchito per tutti. Si tratta di un’audiodescrizione che aggiunge interesse perché, mentre la scena è all’interno di una scenografia teatrale al chiuso, l’audiodescrizione rappresenta una realtà naturale, un giardino, che serve ad aumentare il coinvolgimento del fruitore Web che cerca sempre di scappare via. Lo si tiene fermo il più possibile con dei contrasti cromatici e di ambientazione diversa: questa alternanza di scena teatrale e di ambientazione esterna aumenta l’interesse e il coinvolgimento. In questo modo c’è la speranza che qualcuno arrivi a vedere tutto il video - cosa abbastanza rara sul Web, spesso si guarda qualche secondo poi si passa ad altro. La fruizione Web è una fruizione frenetica, e progettando un video si deve considerare anche questo aspetto.

Due punti di vista simultanei e l’integrazione dei codici

Avete visto come in questa bozza si succedano due punti di vista. Avere due punti di vista in successione aumenta l’interesse, poiché posso focalizzare su dettagli che si ritiene possano interessare il fruitore, quindi c’è un approfondimento rispetto a una sola videocamera. C’è più lavoro di montaggio, però il risultato finale è più ricco. Questo risultato si può ottenere anche in un altro modo: invece di mettere in successione i due punti di vista, li metto a disposizione simultaneamente. Ed è quello che avviene nell’ultimo video che presento qui oggi e che da ieri è disponibile su Webmultimediale.org. È un video che rappresenta un musical, teatrale e musicale, “Dio era tra noi”, con un gruppo musicale che fa indie rock (i Malazeta), una compagnia di teatro che fa uno spettacolo di tipo Kolossal, e con un attore sordo dalla nascita, Antonio Pellegrino, che trasmette con la lingua dei segni e con il corpo la vibrazione musicale alle persone sorde. Ora, se lo vedrete con calma a casa noterete che anche senza conoscere la lingua dei segni, di fatto, questo lavoro di traduzione, ovvero di trasmissione attraverso il visivo aumenta molto l’interesse della comunicazione dello spettacolo. […] Avendo a disposizione uno strumento che mi consente i due punti di vista in modo simultaneo, ottengo un risultato che è sicuramente più interessante rispetto alla successione dei punti di vista all’interno di un solo video, una successione decisa dall’autore. Con la compresenza dei due punti di vista è il fruitore invece a decidere dove guardare, pertanto la selezione dei punti di vista la fa il destinatario del messaggio, il fruitore. Questo aumenta l’interazione multimediale.

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Mar 11 2008

Anticipazioni - Roberto Polillo: Web prototyping: una road-map per lo sviluppo di siti di qualità

Questo seminario è rivolto a tutti coloro che realizzano siti Web e che desiderano organizzare le attività di progettazione e sviluppo in un processo semplice, razionale e controllato, per ottenere risultati di qualità minimizzando il rischio di rifacimenti.
Esso riassume l’impostazione descritta nel recente libro di R.Polillo “Plasmare il web – Road map per siti di qualità”, e colloca le varie attività lungo un percorso ben strutturato che, partendo dalla raccolta dei requisiti del sito, porti fino alla sua pubblicazione in rete. Questa “road map” è scandita da alcune tappe fondamentali - la realizzazione di prototipi intermedi del sito - che permettono di effettuare test con gli utenti fin dalle prime fasi del progetto e, se necessario, di correggere il tiro. È indipendente dalle tecnologie usate e può essere seguita negli ambienti più disparati.

Questa road map è stata pensata facendo principalmente riferimento a progetti Web di media complessità, nei quali siano presenti, in proporzioni significative, problematiche di architettura dell’informazione, comunicazione, interattività, gestione dei contenuti. Essa ha tre caratteristiche distintive:

  • si basa su un modello di qualità specifico per i siti Web;
  • adotta un modello di sviluppo per prototipi successivi, anch’esso specifico per il Web;
  • pone molta enfasi sui requisiti, semplificando al massimo la documentazione successiva.

Modello si qualità specifico per i siti web.

Basare l’impostazione di un progetto su un modello di qualità specifico offre grandi vantaggi, perché in tal modo disponiamo di una “check-list” di tutti gli aspetti rilevanti, da utilizzare sia nella fase di definizione dei requisiti, sia durante le attività di verifica e convalida condotte durante il progetto.
Il modello di qualità utilizzato è quello descritto in un libro precedente (R.Polillo, Il check-up dei siti web) . Si tratta di un modello semplice e ampiamente sperimentato, che identifica 7 macrocaratteristiche di qualità per i siti Web (architettura dell’informazione, comunicazione, funzionalità, contenuto, gestione, accessibilità, usabilità) e 23 sottocaratteristiche. Esso permette di tenere bene sotto controllo la qualità complessiva di un sito, dal punto di vista del suo utente. Inoltre, è basato a sua volta sullo stesso modello di sviluppo adottato nella road map.

Sviluppo per prototipi

La seconda caratteristica distintiva della road map - l’approccio allo sviluppo per prototipi successivi - non è certamente una novità: ogni testo d’ingegneria di software tratta ampiamente di questi metodi. Tuttavia, non basta affermare la bontà di questo approccio in astratto. Occorre pianificare lo sviluppo dei diversi prototipi in modo razionale, tenendo conto della specifica natura del progetto (un sito Web), per evitare che i tempi e i costi del progetto sfuggano di mano. Ogni prototipo deve avere una sua ragione d’essere ben precisa e deve essere sottoposto a test con finalità specifiche. Deve contribuire a far convergere più rapidamente il processo, riducendo - e non aumentando - il rischio di ricicli non previsti. Questo è lo scopo principale della road map. Essa prevede, dopo la stesura dei requisiti del sito, quattro fasi di progetto con finalità molto diverse: Web design, visual design, sviluppo del sito, redazione dei contenuti. Ciascuna fase produce un nuovo prototipo, sul quale vengono condotte attività di verifica e di convalida di natura diversa. Segue l’accettazione del sito finale e la sua pubblicazione in rete. Se tutto procede bene, ogni prototipo consolida quanto prodotto precedentemente e permette di procedere alla fase successiva.

Enfasi sulla stesura dei requisiti.

La terza caratteristica della road map è l’enfasi posta sulla stesura dei requisiti, e la riduzione al minimo indispensabile della restante documentazione di progetto. L’idea è che, come si dice, una buona partenza è metà del viaggio. Contrariamente alla prassi corrente, nella quale molto spesso ci si accontenta di partire con semplici brief di progetto informali, si propone di produrre un documento di requisiti iniziale piuttosto dettagliato, la cui struttura è basata sul modello di qualità di cui si è detto. Oltre ai requisiti, si richiede uno snello piano di qualità: essenzialmente, un piano di progetto corredato dalle indicazioni essenziali sulle modalità di conduzione del progetto.

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Mar 03 2008

Iscrizioni al convegno inaugurale

Tag:Tag , , Baraniello @ 12:40

Dal 3 marzo sono aperte le iscrizioni al convegno inaugurale.

L’iscrizione è gratuita ed aperta a tutti e per una migliore gestione logistica dell’evento è obbligatoria la registrazione.

Entro pochi giorni verrà attivata anche la procedura per la registrazione ai seminari didattici.

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Feb 26 2008

Anticipazioni - Lucia Ferlino: a proposito di accessibilità del software didattico

Il seguente è uno stralcio da un articolo pubblicato sulla rivista TD-Tecnologie Didattiche, n. 39 3/2006, pp.43-49.

Quello dell’accessibilità degli strumenti informatici è un problema concreto che può ridurre drasticamente le possibilità di apprendimento di alcune categorie di studenti; esso si riflette nella pratica didattica anche nella misura in cui ai docenti è oggi richiesto di esserne a conoscenza e di tenerne conto nella scelta del software da utilizzare in classe. E’ necessario, dunque, che anche all’interno del corpo insegnante si formi una diffusa “cultura dell’accessibilità” che consenta di valorizzare appieno il potenziale didattico degli strumenti informatici rispetto alle necessità formative degli studenti diversamente abili.

Se dunque, da un lato, quello dell’accessibilità è un tema di grande attualità per i docenti che sono istituzionalmente chiamati a scelte operative adeguate, d’altro canto è un tema “caldo” anche per gli sviluppatori di software, che hanno l’obbligo formale di attenersi ad alcune fondamentali regole per garantire l’accessibilità dei loro prodotti.

Mentre nel mondo delle tecnologie per la produzione di pagine Web esistono linee guida ormai consolidate e già largamente utilizzate1, il mondo del software, invece, in particolare quello del software didattico sembra muovere soltanto adesso i primi passi nella direzione del “Design for All”2.

Una indagine a campionamento svolta tra i più di quattromila software didattici schedati in presenti in Essediquadro3 ha permesso di rilevare che pochissimi sono i prodotti software utilizzabili a scopo educativo che rispondono completamente ai principali criteri di accessibilità.

Alcuni gruppi di lavoro si stanno orientando in questo senso con ottimi risultati4; in complesso, tuttavia, il numero dei software didattici realmente “accessibili” è ancora molto scarso: il lavoro da fare è ancora molto5, ma la direzione è ormai tracciata.

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  1. Marincu C., McMullin B. (2004), A comparative assessment of web accessibility and technical standards conformance in four EU States, First Monday, vol. 9, n. 7, http://www.firstmonday.org/issues/issue9_7/marincu/ [indietro]
  2. Bühler C., Stephanidis C. (2004), European co-operation activities promoting Design for All in Information Society Technologies, in Proceedings of the 9th international conference on computers helping people with special needs (ICCHP 2004), Paris, France, Springer, Berlin Heidelberg New York, pp. 80–87. [indietro]
  3. Essediquadro è il servizio di documentazione sul software didattico dell’ITD CNR [indietro]
  4. E’ il caso, ad esempio, del gruppo Qualisoft [indietro]
  5. Council of Europe (2003), Resolution 5165/03 e-Accessibility: improving the access of people with disabilities to the knowledge based society, OJ, 14 January 2003. [indietro]

Feb 26 2008

Anticipazioni - Gabriele Romanato: seminari sui CSS

Tag:Tag , , , , Romanato @ 11:41

Ho accolto con immensa gioia l’invito a partecipare a questi seminari. La motivazione principale che mi ha spinto ad accettare l’invito è la possibilità di offrire un contributo concreto su un argomento che mi sta molto a cuore.

Anche se non sono un esperto nel settore dell’accessibilità, ho incominciato ad occuparmi dell’argomento verso la fine del 2005, quando ho scoperto il sito di Michele Diodati, con cui ho cominciato a collaborare nella traduzione di risorse sui CSS. Di li a poco è nato il primo abbozzo del mio progetto sui fogli di stile, che potete trovare all’ormai vetusto indirizzo http://gabrieleromanato.altervista.org/css/. Il sito vero e proprio, CSS Zibaldone, nasce nell’estate del 2006, precisamente l’8 agosto di quell’anno. Il sito è quindi molto giovane, con tutti i limiti del caso.

Ma veniamo agli argomenti principali dei miei due seminari. Idealmente, essi sono divisi in due grandi idee di fondo: struttura e realtà. Struttura e realtà ripropongono il dissidio esistente tra essere ed apparire, un dissidio che si è fatto assai stridente con l’evolversi del Web. Se all’inizio il Web era basato unicamente sulla struttura, in quanto gli stili per la presentazione non erano presenti, con l’andare del tempo e con le richieste degli autori si è assistito dapprima ad una confusione tra struttura e presentazione (marcatura presentazionale) e quindi alla divisione tra queste due categorie con l’avvento dei fogli di stile nel 1996 (anche se si dovette attendere alcuni anni prima di avere una buona implementazione nei browser).

Tuttavia, come ricorda Håkon Wium Lie (uno dei padri dei CSS) nella sua tesi di laurea sui fogli di stile, affinché questa separazione abbia luogo, è necessario che i documenti siano strutturati in modo logico e semantico. Un documento strutturato con criterio ha già compiuto un grande passo in avanti nel cammino che lo porterà ad essere un documento accessibile.

Questo sarà l’argomento del primo seminario, Conversione e formattazione di un documento in XHTML e CSS, in cui vedremo come sia possibile trasformare un documento con dei grandi limiti a livello di accessibilità in un documento fruibile dagli utenti. Questo seminario ci darà l’occasione di parlare degli argomenti di base dei fogli di stile, che saranno poi affrontati nel secondo seminario.

Il secondo seminario, Layout con i CSS: dalla struttura alla realtà, tratterà della realtà dei layout con i fogli di stile. Se nel primo seminario ci eravamo occupati della struttura (e quindi dell’essere), in questo seminario parleremo della realtà delle presentazione, ossia dell’apparire. Vedremo come realizzare dei layout avanzati, delle clonazioni e degli esperimenti con i fogli di stile, sottolineando al contempo il ruolo delle struttura e della semantica nella realizzazione di questi progetti. Alcuni progetti trarranno spunto dai miei test sui CSS, mentre altri saranno creati ex novo per l’occasione. Tratteremo anche della compatibilità con Internet Explorer, affrontando, dove necessario, la proprietà hasLayout.

Infine, alla domanda sul perché bisogna occuparsi di accessibilità, rispondo “perché è giusto farlo”. Questa sarà la filosofia di base che animerà il mio intervento. Spero di riuscire a trasmettere questo messaggio che, al di là dei dati meramente tecnici, rimane di assoluta importanza.

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