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Mar 18 2008

Anticipazioni - Michele Diodati: delimitare il perimetro dell’accessibilità (dei contenuti web)

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Benché le linee guida WCAG 2.0 non abbiano ancora terminato la loro quasi infinita fase di gestazione, possiamo dire che l’accessibilità per il Web, o web accessibility, è ormai una realtà consolidata. Esiste per esempio una storia più che ventennale di tecnologie assistive: all’epoca di MS-DOS - parliamo cioè degli anni ‘80 del secolo scorso -, esistevano già screen reader in grado di permettere ad un non vedente di utilizzare il computer.

Con la crescente diffusione delle tecnologie assistive, si sentì il bisogno di creare estensioni software appositamente studiate per consentire a questi strumenti di interfacciarsi nel modo migliore con i sistemi operativi. Nacque così nel 1997 MSAA, Microsoft Active Accessibility, il sistema di API di Microsoft per l’accessibilità.

Mancava però a questo punto uno strumento che agisse non dal lato dell’utente, ma da quello dello sviluppatore di software. Nell’ambito del Web, questo tassello fu aggiunto con la pubblicazione, il 5 maggio del 1999, delle linee guida W3C per l’accessibilità dei contenuti web, meglio note come WCAG 1.0. Giunte quasi alla soglia dei dieci anni di vita, le WCAG 1.0 saranno prossimamente affiancate dalle WCAG 2.0, il cui parto complicato è anche la testimonianza del cammino che la web accessibility ha compiuto e sta compiendo per definire meglio il suo oggetto.

Le WCAG 1.0 rappresentano una fase iniziale, per così dire “garibaldina”, di approccio all’accessibilità: il loro obiettivo principale non era fare teoria, ma fornire agli sviluppatori degli strumenti pratici per implementare caratteristiche di accessibilità su un universo di contenuti incentrato quasi esclusivamente intorno al linguaggio HTML. Ecco dunque che le 14 linee guida che compongono le WCAG 1.0 sono fortemente dipendenti dalla tecnologia, essendo i loro suggerimenti tarati per contenuti in cui tabelle HTML e codice di marcatura presentazionale coesistono fianco a fianco con i primi tentativi di utilizzare in modo professionale la potenza dei fogli di stile.

Abbiamo oggi bisogno di fare un passo avanti. Le WCAG 2.0 contengono i semi per l’affermazione di nuovi concetti, il più importante dei quali è sicuramente quello di indipendenza dalla tecnologia. Con lo sviluppo di sempre nuovi linguaggi di marcatura, per lo più basati su XML, le linee guida per l’accessibilità dei contenuti non potevano più limitarsi a formulare suggerimenti legati a questo o a quel linguaggio. Era necessario passare ad un livello più astratto, ed è quello che le WCAG 2.0 hanno fatto, individuando quattro principi generali, che sono applicabili universalmente al contenuto web, qualsiasi sia la tecnologia utilizzata per codificarlo:

  1. perceivable (percepibile);
  2. operable (utilizzabile);
  3. understandable (comprensibile);
  4. robust (robusto).

Tuttavia questi quattro principi generali ancora non ci dicono dove comincia e dove finisce l’accessibilità del contenuto web. In altre parole, autori e sviluppatori impegnati in un nuovo progetto di sito hanno bisogno di sapere in che modo e fino a che punto la ricerca dell’accessibilità può influenzare il progetto nel suo complesso. Hanno bisogno inoltre di sapere che tipo di competenze saranno richieste per applicare i principi dell’accessibilità.

Provare a tracciare un tale quadro di riferimento vuol dire delineare il perimetro dell’accessibilità, e questo è, appunto, l’obiettivo del mio intervento al Convegno Web Senza Barriere ‘08.

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